Inauguriamo la rubrica Accademia del Volley,  con una prima intervista a briglia sciolta al Coach Luca Chiappini, il primo allenatore della squadra B1 di Vicenza Volley.

Assieme a lui e agli altri protagonisti del volley vicentino che incontreremo nelle prossime puntate, vogliamo condurvi alla scoperta dei molteplici aspetti di questo sport, quelli che una frequentazione sporadica o superficiale non permette di approfondire mai veramente abbastanza.

Si parlera` di regole, di fondamentali tecnici del gioco, di come si allena una squadra, di come viene gestita una moderna societa` di volley, ma soprattutto cercheremo di svelare dall` interno la vita dei protagonisti di questo sport, facendoci raccontare direttamente dal loro privilegiato punto di vista come si vive immersi nel Volley…

Domanda #1: come si è evoluto il gioco del Volley negli ultimi 20 anni.

Luca Chiappini: si è evoluto in maniera in maniera repentina, a partire dal cambio delle varie regole che sono state messe in atto nel corso degli anni, ma soprattutto a partire dal 1998 https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_pallavolo: dalla scomparsa della fase cambio palla alla fase battuta-punto, al fatto che la palla in battuta può toccare il nastro, all’inserimento del libero ecc.,  insomma ad un certo punto c’è stata una rivoluzione che ha cambiato la natura e la velocità del gioco per renderlo più appetibile, principalmente per la televisione.

Prima le partite potevano durare fino a tre ore, ed era impensabile che in un palinsesto televisivo si potesse seguire una partita di questa durata.

Questo cambiamento probabilmente è stata una delle fortune televisive e mediatiche della pallavolo mentre, riflettendoci bene, per quello che riguarda la struttura del gioco, essa si è adeguata ai cambiamenti: tutto è diventato più veloce e fisico, e di conseguenza tutto è diventato più spettacolare.

Ha vinto quindi l’approccio americano allo sport, dove lo spettacolo è il punto di partenza e punto di arrivo di tutto.

Per quello che riguarda l`evoluzione nella gestione dell’allenamento, riferendomi alle attitudini richieste ai giocatori, io credo che la caratteristica che unisce tutti i giocatori più forti dei grandi club sia primariamente il possedere grandissime doti tecniche, grandissime doti di attitudine al confronto sportivo, e poi una grande dose di concentrazione agonistica, quella che fa di un giocatore un vero fuoriclasse.

Domanda #2: come vedi lo stato dell’arte del gioco del volley nel 2021, ed in particolare quello femminile.

L.C.: Con le modifiche alle regole del gioco di cui sopra, nel corso degli ultimi anni la componente fisica nel volley maschile e`diventata sempre di piu`preponderante. Il volley femminile è andato per così dire, a cascata dietro alla filosofia generale che sta prendendo il maschile.  Quindi anche nel volley femminile la capacità atletica sta surclassando un po quella tecnica, anche se non è sempre vero, e si conferma il fatto che diventa sempre di più fondamentale la velocità del gioco, che è sintomo anche di spettacolo.

Quindi il gioco si è evoluto in questa direzione: da quando i punti-rete in attacco sono diventati 4, la tipologia delle abilità richieste alle ragazze è sempre più quella fisica esplosiva, e ovviamente la tipologia e metodologia dell’allenamento, come anche della seduta pesi si sono poi adeguate a questo tipo di indirizzo.

Domanda #3 Quali sono i diversi aspetti che il coach  di una prima squadra deve essere in grado di gestire?

L.C.: Direi tanti!   A partire dai rapporti con la società, a quelli con la squadra, alla gestione del gruppo, e tutto il resto. Ma alla base di tutto deve essere presente una grandissima conoscenza e competenza tecnico-tattica.

Purtroppo c’è il luogo comune che, diciamo, depotenzia spesso la figura dell`allenatore relegandolo soltanto a colui che fa quelle 2 ore di lavoro durante l`allenamento, durante la gara e poi basta. Invece il grande lavoro viene fatto al di fuori della palestra: ed è un lavoro che richiede molte molte energie mentali e fisiche, parliamo sia della parte della preparazione atletica, che di quella dell’attuazione dell’allenamento settimanale… sono solo una minima parte di quello che l’allenatore deve essere in grado di fare.

Molto è gestione e approccio con i giocatori e con i vari segmenti della struttura del club, quindi società, quindi staff medico, staff tecnico e squadra…

Domanda # 4: quanto è importante avere avuto esperienze di gioco:

L.C.: io non credo che sia fondamentale avere avuto un`esperienza di gioco per diventare un allenatore preparato, credo in quello che mi ha detto una volta un grandissimo allenatore riferendosi ad un suo ex giocatore che adesso allena: per essere un buon allenatore devi “uccidere” il giocatore che eri…

Secondo me questo concetto racchiude molto la filosofia di un buon allenatore.

Domanda #5: differenze tra i tre maggiori campionati femminili A1 A2 e B1:

L.C.: La struttura fisica delle giocatrici, le abilità tecniche e la velocità, la velocità del gioco che mettono in  campo.

Domanda #6: Quali sono le componenti che portano una squadra ed una societa` del volley ad essere vincenti?

L.C.: Sono molteplici, io ho avuto la fortuna di militare in squadre di altissimo livello, e il comune denominatore delle molte squadre con cui ho avuto la fortuna e il piacere di vincere qualcosa, era la grandissima voglia agonistica di primeggiare che avevano le giocatrici, lo staff tecnico e sostanzialmente l’intero club!
Questa linea comune porta sempre ad ottenere risultati positivi.

Credo anche che una forte dose di onestà intellettuale, che deve essere presente in tutti i reparti del club, nel non avere scusanti e anzi nel concentrarsi fortemente su quello che va fatto per vincere, possa essere la chiave di tutto!

Se c’è una comune linea di condotta che ci guida, impedendoci di cadere in false scuse lessicali o mentali, che portano poi sempre a proporre alibi invece che soluzioni, lì c’è l’approccio vincente!

Questo presupposto non vuol dire che poi si raggiunga il risultato, ma vuol dire che si creano le basi per avere un contesto ed un ambiente vincenti.

Domanda #7: Come si rinnova anno dopo anno la tradizione di un Club vincente?

L.C.: Proseguendo il ragionamento della risposta precedente, continuando a perseguire l’approccio base vincente, e alzando di anno in anno l’asticella degli obiettivi rispetto alla stagione precedente.

Domanda #8: Come si rigenerano nel corso di un campionato le forze e le motivazioni nelle atlete per giocare sempre al meglio?

L.C.: Io credo che non si possa chiedere alle giocatrici di avere sempre il massimo della prestazione, questo non è realistico né pensarlo né tantomeno chiederlo.
Vanno modulati i carichi in modo che al calo prestativo di una giocatrice corrisponda la qualità prestativa di un’altra, e io credo che molto della bravura dell’allenatore sia gestire al meglio questo aspetto.

Per quello che riguarda invece le motivazioni, non è l’allenatore che deve dare motivazioni a un giocatore, quando si tratta di giocare per vincere. Se un giocatore che milita in una competizione da professionista o semi-professionista, non è sufficientemente motivato alla vittoria, allora vuole forse dire che ha esaurito quella carica agonistica che spinge tutti noi a migliorare giorno dopo giorno, e a raggiungere sempre nuovi traguardi nel nostro sport.